04/10/2022

Pillole della Mostra di Venezia - 3. Parte

Argentina, 1985: film che racconta con serietà, attraverso la lente della ricerca di testimonianze e documenti per intentare un nuovo giusto processo alla casta “intoccabile” dei militari allora al potere, i drammatici avvenimenti legati alla dittatura presente negli anni Ottanta in Argentina. Tirannia colpevole di aver ingiustamente prelevato dalle proprie abitazioni inermi cittadini, privandoli dei loro diritti fondamentali, della dignità e della libertà; colpevole di aver incarcerato, torturato e ucciso o fatto scomparire nel nulla migliaia di cittadini argentini; colpevole di aver “normalizzato”, affossato la legalità e la giustizia; di aver creato nel Paese un lungo interminabile clima di terrore, di paura e di mistificazione della realtà storica.
Il film srotola il suo contenuto pesante e tragico, arricchito da brevi momenti di leggerezza, che allentano la tensione e le emozioni forti accumulate dallo spettatore. Una buona risata che nulla toglie alla drammaticità dei fatti e allo scorrere della trama, impegnativa e ben interpretata dai diversi attori coinvolti. Il lieto fine ci sarà, la verità verrà proclamata, la giustizia giusta vincerà, il nuovo processo si farà e troverà nel PM incaricato la giusta, determinante, appassionata ed emozionante requisitoria.
Ma è prima di tutto, il gioco di squadra, il sentirsi uno per tutti e tutti per uno, l’intreccio protettivo di due generazioni: una rassegnata, quasi piegata - l’altra invece giovane, grintosa e impaziente di verità, ad essere determinante per ascoltare e raccogliere testimonianze, le mille voci dolenti soffocate nel silenzio. La paura per la propria vita e dei familiari o di amici, le sottili complicità familiari diventano potente antidoto alla stessa, al torpore e alla rassegnazione. Il riscatto della coscienza arma vincente contro le connivenze criminali, le minacce e le mille difficoltà.  Il caso è chiuso, giustizia è fatta, il Paese può elaborare il suo passato e guardare alla democrazia con maggiore vigore e fiducia.

Les Miens (Our Ties): Commedia apparentemente ilare, che mette in luce un racconto di famiglie consanguinee marocchine, emigrate da tempo in Francia, prigioniere e distratte dai ritmi della società attuale, dalla modernità digitale, apparentemente integrate nella collettività multietnica francese. Le relazioni e i rapporti familiari sono quindi molto stringati, a volte e su certi temi anche conflittuali. Ogni singolo è solitario; adulto o giovane è perduto nei propri affanni, nei propri “casini”, nei propri valori effimeri, nel proprio tran-tran quotidiano.
Emerge una generale indifferenza o disinteresse per l’altro. Solo una figura di donna, unica di tre fratelli, è il filo rosso di trade d’union tra tutti: fratelli, figli e nipoti, parenti ed amici. E quando improvvisamente, un incidente ed una temporanea malattia colpisce uno dei due fratelli, emerge la drammaticità della situazione: l’inadeguatezza di affrontare il problema, la capacità di dare aiuto immediato e nel medio termine, perché ciò distoglie le persone coinvolte dalle loro consuetudini, dai loro programmi di vita.
È Il filo rosso della donna che, fortunatamente, riesce piano piano a far uscire dal torpore, a far ritrovare i valori della vicinanza, della solidarietà e della reciprocità; a rinsaldare i legami familiari e con la comunità di appartenenza; a far capire che ciascuno per la sua parte è importante, è degno, è indispensabile nel grande cerchio della vita.
Delia Strano