22/10/2024

BABYGIRL di Halina Reijn

La 48enne regista olandese Halina Reijn, che è anche attrice e produttrice, vanta dei successi con la sua casa produttrice “Man Up” con cui ha firmato “Instinct”, suo primo lungometraggio apprezzato dalla critica e candidato anche agli Oscar come miglior film straniero. In seguito, si è dedicata alle serie tv (“Red Light”, da lei anche interpretata) e poi è ritornata al cinema firmando un horror comedy “Bodies, Bodies, Bodies” (2022).
Il tema della donna nelle sue forme più psicologiche e introspettive è sempre stato il suo interesse principale.

Se in “Instinct” una psicologa veniva sedotta in un gioco perverso da un molestatore che aveva in cura in un istituto di pena, in “Babygirl”, presentato in concorso a Venezia 81 abbiamo in senso inverso una potente amministratrice delegata di una fabbrica di robot per uso industriale (interpretata da Nicole Kidman) con accentuate voglie sessuali, che inizierà una torrida relazione con uno stagista molto più giovane di lei (l’attore Harris Dickinson; era il fotomodello idiota protagonista del film “Triangle of Sadenss”). L’imprenditrice metterà così a repentaglio il rapporto con il marito (Antonio Banderas) un affermato regista teatrale – il cui ménage sessuale è buono fin dall’apertura del film – e con la figlia teenager. Gli incontri clandestini tra il giovane e la manager si svolgono in camere d’albergo e in angoli di ufficio al riparo dagli sguardi indiscreti. La donna si farà sottomettere in un gioco perverso dal giovane fino a farsi umiliare in qualche scena un po’ al limite: si metterà a quattro zampe come un cane obbediente al suo padrone per ricevere un biscotto.

La Reijn grazie alla partecipazione della Kidman che si è offerta di girare questo film mettendosi relativamente in gioco, anche un po’ parzialmente nuda (ma in certi primi piani si vede che gli anni passano anche per lei) ha dichiarato che l’intenzione del film era quello di mostrare le fantasie sessuali femminili (che non tutti gli uomini conoscono) fino a dove possono spingersi. Certo è che di film sulla relazione manager-sottoposto/a ne abbiamo già visti: da “Attrazione Fatale” a “Secretary” fino a “Cinquanta sfumature di grigio”, niente di nuovo sotto il sole quindi. Dispiace che la Kidman, così attenta a scegliere i copioni per lavori sia cinematografici che in TV, questa volta abbia voluto divertirsi a recitare un in un film un po’ banale, noioso e al limite dell’irritante, interessante solo per voyeur cinefili che sperano di vedere la diva nuda. L’attrice ha ricevuto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile.

Andrea Curcione