05/11/2024

Maria di Pablo Lerrain

“L'arte è così grande che più conosci, più sai di non conoscere”.
Maria Callas
Nel biopic Maria (2024), il regista cileno Pablo Larraín offre allo spettatore molteplici chiavi di lettura: poiché non si limita a proporre banalmente l’aspetto cronachistico della vita della Divina Callas o della fragile Maria, ma interpreta, suggerisce, decostruisce… con una narrazione intimista, che si avvicina a un flusso di coscienza polifonico, in cui gli interpreti vivono esistenze parallele e contingenti, ma spesso scollegate dalla nuda realtà oggettiva.

Si tratta della terza protagonista nella trilogia di film dedicati a donne iconiche del ‘900 da Larraín - la pellicola esce dopo Jackie (2016) e Spencer (2021) -, in cui il regista si concentra sulle fasi più drammatiche delle loro esistenze: con la Callas, Larraín ripercorre l’ultima settimana della sua vita, quando la donna si è ritirata dalle scene, vive in solitudine a Parigi, nel suo elegantissimo appartamento, con i fidati domestici Bruna e Ferruccio (interpretati dagli eccezionali Alba Rohrwacher e Pierfrancesco  Favino), che dimostrano sincero affetto e completa dedizione a Maria.

Pur angosciosamente contrariata dalla perfezione, che la sua voce ha rappresentato nel mondo della lirica, la protagonista si ostina ad ascoltare i suoi dischi a tutto volume, rinunciando a nutrirsi e curarsi, ossessionata da sé stessa e dai fantasmi del suo passato che reiteratamente si palesano con meccanismi che il regista veicola sapientemente sul grande schermo, turbando lo spettatore che vive una sensazione di straniamento, parallelo alle emozioni della stessa Maria, incapace oramai di distinguere la realtà dalla sua immaginazione.

I numerosi flashback, che il cileno propone in bianco e nero, permettono di rivivere i momenti più esaltanti della carriera della Divina e i più passionali, soprattutto attraverso il racconto del morboso rapporto della donna con Aristotele Onassis, che le ha aperto le porte del jet set, strappando i suoi legami con il passato, ma le ha impedito di realizzarsi sentimentalmente.

Nel presente la magrezza del suo corpo, consumato dal successo e dalla passione, esalta la vulnerabile umanità della cantante, incarcerata nella gabbia dei suoi dolori, che tenta di dimenticare passeggiando per le strade di Parigi, sotto l’effetto dei farmaci e dell’alcool.
La colonna sonora, tributo alle eccezionali doti canore della Callas, ripropone le sue indimenticabili interpretazioni di celeberrime opere liriche, nella cornice dei teatri più famosi del mondo: da Milano, a Verona, senza dimenticare Venezia e Roma.
Un invito irrinunciabile a vedere – e ascoltare – questo film al cinema, per non perdere l’interpretazione di un’inedita Angelina Jolie, talentuosamente capace di esaltare l’umanità di Maria e il divismo nella Divina.

Barbara Sturmar