22/10/2024

La prima esperienza alla Mostra del Cinema

Venezia, nel corso della sua storia millenaria, è sempre stata una città viva e multietnica, una vera e propria difenditrice della cultura in tutti i suoi aspetti. Oggi, da ben ottantun anni, è anche difenditrice dell’arte cinematografica, ospitando uno dei festival più prestigiosi al mondo.
In quelle due settimane frenetiche e festose, ho respirato un’aria così densa di passione che persino i più grandi autori farebbero fatica a descrivere. È stato emozionante vedere centinaia di persone sfidare il caldo atroce dei primi giorni o il diluvio torrenziale degli ultimi, ma anche l’odiosa umidità del Lido, solo per entrare in sala. In un posto dove non importa il luogo da cui provieni o la lingua che parli, ma solo la magia dello schermo e il silenzio sacro che permea l’atmosfera.

Ogni volta, entrare nella PalaBiennale era sempre più suggestivo. Il fascino delle semplici poltrone rosse non diminuiva mai; anzi, aumentava. Nonostante fosse la sala più capiente, dentro si percepiva un calore umano senza paragoni. Come se tutte quelle mille persone si conoscessero, in qualche modo.
Appena usciti, il poco tempo vuoto tra una proiezione e l’altra si occupava parlando. Si conversava con chiunque: fidanzati, amici, sconosciuti; perché il pensiero non frutta, se non viene prima condiviso. In effetti, il principio della condivisione dell’esperienza sta proprio alla base del cinema. La discussione, il dialogo, lo scambio di punti di vista, e conseguentemente anche il sentirsi in difetto nei confronti di persone più mature ed esperte, sono ciò che rendono unica e meravigliosa la settima arte.

Per non parlare della tachicardia e delle mani che sudano, quando si è al red carpet, in attesa di idoli e celebrità che è sufficiente guardare dal vivo per essere contenti. Ciononostante, un po’ di sconforto e una certa rabbia, per non aver ottenuto un autografo o una foto ricordo, salgono sempre.
Ogni parola, però, è superflua. È inutile descrivere la mia prima esperienza alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Bisogna viverla, quella situazione.

Davide Citterio