18/10/2022

BANU di Tahmina Rafaella

Banu è una giovane madre dell’Azerbaigian che lotta per separarsi dal marito violento Javid e ottenere la custodia del figlio. Si scontra così non solo contro gli stereotipi di genere, che relegano la donna a un ruolo subalterno, ma anche con quelli legati alla classe sociale, vista la posizione di potere del marito. Banu deve quindi chiedere aiuto a parenti e amici affinché testimonino a suo favore in tribunale, ma in pochi sono disposti a inimicarsi l’influente famiglia di Javid.

La storia di Banu si svolge parallelamente al conflitto tra Armenia e Azerbaigian per il controllo della regione del Nagorno Karabakh, il cui eco pervade le strade di Baku. È possibile coglierlo nei murales che celebrano i soldati uccisi al fronte, nei cori patriottici, nei disegni dei bambini che inneggiano al martirio, nelle bandiere sventolate a ogni angolo e nei discorsi televisivi del presidente Aliyev.

Banu è l’opera prima di Tahmina Rafaella, una delle pochissime registe donne dell’Azerbaigian. Nello stile recitativo degli attori (prima tra tutti la stessa Rafaella, protagonista del film) e nella sceneggiatura è evidente l’influenza di Asghar Farhadi (si pensi ad esempio a Una separazione), di cui però Rafaella non riesce a eguagliare la potenza espressiva.

Ma resta il fatto che Banu è un ottimo esordio che per di più ha il merito di raccontare con grande sensibilità uno spaccato di vita personale e collettiva all’interno di un paese ancora poco rappresentato sul grande schermo.

Marta Galeotti