25/10/2023

DOGMAN di Luc Besson

“Ovunque ci sia un infelice Dio manda un cane”. Con questo cartello si apre l’ultimo film di Besson. Douglas, interpretato formidabilmente da Caleb Landry Jones, è un ragazzo solitario dal passato tormentato, parzialmente paralizzato dalla vita in giù a causa di una tragica circostanza. I cani sono l’unica fonte di affetto su cui ha sempre potuto contare fin dall’infanzia, tanto da preferirli alla propria famiglia.

Ormai adulto, sebbene debba affrontare le difficoltà e convivere con i mostri del suo passato, reagisce alla sua condizione e con la complicità dei suoi “bambini”, come un novello Robin Hood deruba le case dei ricchi per “ridistribuire la ricchezza”. Questo suo lato poco etico ha come rovescio un animo sensibile che riesce a trovare piena realizzazione nella recitazione e in particolare nel travestitismo. Solo mascherandosi Douglas riesce a evadere dalla propria situazione e a trovare la felicità che la realtà gli ha negato.

Ormai è una tendenza della società contemporanea quella di interessarsi a film che hanno come protagonisti degli antieroi, o per meglio dire dei cattivi che però hanno delle buone ragioni per esserlo: emarginati, maltrattati dalla vita e da una società che non li tutela, reagiscono alle ingiustizie con comportamenti a volte anche abominevoli. Il pubblico simpatizza facilmente con questi villain, eppure non li giustifica pienamente.
Come anche il Joker di Todd Philips prima, la pellicola porta lo spettatore a domandarsi fino a che punto per questi personaggi sia lecito spingersi. Infatti, resta sempre la consapevolezza che per quanto la vita possa essere stata ingiusta, farsi giustizia da soli sfociando nella violenza e nell’illegalità non è la soluzione.

Asia Minichilli De Gennaro