17/09/2024

Familiar Touch di Sarah Friedland

Come raccontare al cinema di malattie quali l’Alzheimer o la demenza senile? Qualche anno fa, Florian Zeller ha dato una possibile risposta col suo meraviglioso The Father, raccontando la malattia in chiave quasi thriller. Quest’anno lo fa la regista Sarah Friedland col suo Familiar Touch, raccontando di una donna in una casa di riposo.

Si parla dell’argomento con un’efficace, seppur struggente, contrapposizione della protagonista, che ricorda perfettamente di molte ricette, ha un carattere molto vivace, ma a stento rammenta di suo figlio. Il film è sicuramente molto commovente, soprattutto sulle battute finali, ma anche piuttosto divertente, soprattutto grazie al carattere della protagonista, spigliato e che sa come farsi rispettare. Il film racconta il tutto quindi con una chiave spensierata, ottimista e a tratti ironica, ma questo non minimizza mai il vissuto dei personaggi. Si sceglie semplicemente questa chiave anziché una pietistica, che rende il film perlopiù leggero, anche se una commozione finale è assolutamente immancabile.

In concorso nella sezione Orizzonti, la pellicola si è portata a casa diversi riconoscimenti, tutti meritati, soprattutto quello che ha apprezzato la meravigliosa interpretazione di Kathleen Chalfant, bravissima in questo ruolo assolutamente non facile ma nel quale ha davvero messo tutta se stessa. La pellicola ha anche vinto il premio come miglior opera prima e miglior regia, effettivamente molto delicata come il resto della narrazione, con questi inusuali primi piani sui volti di persone anziane, rese graziose e assolutamente degne di essere mostrate dalla telecamera.

Tutto ciò non sorprende troppo, d’altronde la sezione Orizzonti è lì per indicare e mostrare nuove tendenze cinematografiche, visionando questo piccolo gioiellino non possiamo fare infatti a meno di sperare che ci siano tanti altri film che siano in grado di raccontare di un tema così tanto delicato, ma di farlo in maniera così preziosa.

Martina Moliterni