17/09/2024

Finalement di Claude Lelouch

Finalement è l’ultima fatica del regista ultraottantenne Claude Lelouch che quest’anno ha ricevuto anche il Premio Cartier Glory to the Filmaker.
Il film è interpretato da uno straordinario Kad Merad che impersona Leo Massaro, un avvocato penalista abituato a calarsi nei panni dei suoi clienti per poterli difendere meglio. L’uomo attraversa una profonda crisi identità ed è afflitto da una sindrome singolare detta “la follia dei sentimenti” che gli impedisce di avere filtri, spingendolo a dichiarare senza censure tutto quello che gli passa per la testa. L’avvocato fugge da tutto e da tutti e comincia a vagare in autostop, impersonando con chi lo incontra le varie vite che ha incamerato nell’ascolto in tanti anni dei suoi clienti.

I racconti, piuttosto grotteschi e imbarazzanti, come quando afferma di essere un prete scomunicato perché promiscuo con le parrocchiane, sfiorano l’assurdo, rivelando allo spettatore la tematica sotterranea che pervade la crisi: l’impossibilità del giudizio. La crisi di Massaro è una crisi totale che lo investe in quanto professionista, abituato a manipolare la percezione della realtà e come individuo, perché tutti i punti di riferimento sono saltati.
La sua vita familiare e affettiva va in pezzi poiché egli non è più capace di accettare la mediazione, ma anche perché la convenzione di famiglia non esiste più, se è mai esistita. La tematica dell’avvocato, abituato per convenienza a mentire diventa così in Finalment la parabola dell’esistenza umana che arrivata “in fine” al punto di non ritorno, per tentare di sopravvivere deve necessariamente far saltare il banco.

In questo “vago e leggero” ritorno al surrealismo, non può sfuggire il riferimento a Bunùel e nella scena sul cammino di Santiago dove Massaro incontra alcuni pellegrini che impersonano Gesù e agli apostoli, c’è una delle cifre più interessanti del film. Forse c’è un Massaro in ognuno di noi e la scelta del regista di affrontare questa tematica, denuncia l’urgenza di uscire allo scoperto, perché non c’è più tempo, perché comunque la vita ci sfugge e non c’è più la possibilità, né peraltro la necessità, di continuare a sfuggirle.

Sarah Revoltella