04/10/2024

Beetlejuice Beetlejuice: finalmente il sequel che ci meritavamo

A Venezia 81 uno dei titoli che più spaventavano era senz’altro Beetlejuice Beetlejuice, il sequel del film del 1988 firmato Tim Burton. Non tanto per il genere del film, ma perché i sequel, spaventano quasi sempre: le minestre riscaldate raramente piacciono, men che meno al cinema; e ancora meno quando ad essere riscaldato è un classico come questo. Sarà allora, forse, merito di un ensemble vincente, di un main character intramontabile o della regia di Burton che non è invecchiata di un giorno, ma questa minestra è piaciuta molto.

In Beetlejuice Beetlejuice, Lydia Deetz (Winona Ryder) ritorna nella casa infestata di Winter River con sua figlia Astrid (Jenna Ortega) dopo la morte di suo padre, Charles. Qui, Astrid viene ingannata da un ragazzo fantasma di nome Jeremy, che la porta a scambiare la propria anima con la sua, intrappolandola nell’aldilà. Per salvarla, Lydia sarà costretta a chiedere aiuto al rivoltante poltergeist Beetlejuice (Michael Keaton), che le chiede però di sposarlo in cambio del suo intervento, proprio come 36 anni prima.
La trama funziona. (Nessuno si aspettava un intreccio alla Fincher.) Si tratta di un buon sviluppo della storia, che permette sia di sfruttare la potenzialità del vecchio cast sia di introdurre una nuova punta di diamante come Jenna Ortega.

Tutti sono ottimi attori comici e permettono al film di essere leggero senza sfociare nel demenziale. Michael Keaton veste ancora perfettamente i panni di Beetlejuice, tanto da far quasi scaldare il cuore.
La regia è di un Tim Burton che si adatta ai tempi. Riprese dal basso e dall’alto a mezza figura, close – up improvvisi, ma niente manierismi. Spesso si auto – cita, ma in un modo non fastidioso: semplicemente richiama elementi esilaranti del primo film che a volte permettono di dare una dimensione comfort al tutto, altre assicurano la risata.

Poco giustificata (ma perdonabile) la scelta di inserire il personaggio di Monica Bellucci. Non è utile ai fini del racconto, segue un suo percorso che permette di inserire un piccolo intermezzo comico sul finale, ma anche di regalarci una scena iconica come quella in cui lei stessa ricompone il proprio cadavere con una spillatrice.
Beetlejuice Beetlejuice è, insomma, un degno sequel, che è forse stato penalizzato da un marketing poco aggressivo o (come succede spesso) dalla distribuzione. Perché non aspettare che più persone avessero modo di recuperare il primo capitolo, dopo aver sentito parlare del film per la prima volta durante la Mostra del Cinema? Ma soprattutto, perché non mandarlo in sala a ridosso di Halloween, come in molti si aspettavano?

Martina Scanferla