04/10/2024

VERMIGLIO di Maura Delpero

Al suo terzo lungometraggio dopo l’esordio con “Signori Professori” presentato al Torino Film Festival del 2008 e “Maternal”, in concorso al Festival di Locarno nel 2019, la quarantanovenne regista bolzanina Maura Delpero, insegnante di lettere alle superiori che ha seguito corsi di cinema tra l’Italia e l’Argentina, con il film “Vermiglio”, selezionato tra i film italiani in concorso a Venezia 81 ha ricevuto il Leone d’Argento Gran Premio della Giuria.

Ambientato sul finire della Seconda Guerra Mondiale nell’omonimo paese incastonato nella Val di Sole, con i suoi panorami dolomitici e le vette innevate, il film ruota attorno alla numerosa famiglia Graziadei con il capo famiglia, l’austero insegnante del paese (l’attore Tommaso Ragno) che fa lezioni in classe in italiano ai bambini e agli adulti. E poi ci sono le donne di casa; oltre alla moglie che, come un tempo, partoriva numerosi figli, c’è il figlio maggiore Dino, che però e osteggiato dal padre per il suo carattere mite e semplice; inoltre, ci sono le tre figlie un po’ più grandi: Lucia, Ada e Flavia, diverse tra loro per carattere e temperamento.

Il tempo scorre nella routine delle faccende domestiche e contadine: la mucca da mungere, gli animali da accudire, i campi da coltivare e il lavoro in cucina, luogo di confidenze femminili. A mutare tutto questo sarà l’arrivo in paese di due soldati italiani disertori. Uno di essi, Pietro, un giovane di origini siciliane, si guadagnerà la simpatia di Lucia (Martina Scrinzi) la bella figlia maggiore. L’amicizia si trasformerà in amore e, sul finire della guerra, con il consenso della famiglia, il giovane potrà anche impalmare la ragazza. La delusione però sarà imprevista e dietro l’angolo. Quella che doveva essere una felice storia d’amore avrà spiacevoli conseguenze per l’intera famiglia.

La Delpero attinge alla memoria della vita quotidiana trascorsa durante l’infanzia di suo padre per realizzare il ritratto di una famiglia patriarcale come tante del passato, vista dal suo interno con tenerezza e semplicità, che vive in un luogo senza tempo (siamo negli anni Quaranta, ma poteva essere ambientata anche ai primi del Novecento). Efficaci gli attori non professionisti scelti sul posto, come i bambini che recitano con estrema naturalezza. Tutti i personaggi sono tratteggiati con dialoghi e battute spontanee credibili che offrono un quadro corale intenso e partecipativo in un film ben studiato, dall’accurata fotografia di panorami e interni che riecheggiano momenti olmiani.

Andrea Curcione